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ACROCORO – autore UGO ENTITÀ- Rosso & Nero Edizioni – pag. 83 1995 - collana I ferri a punta – lir

 

ACROCORO – autore UGO ENTITÀ-  Rosso & Nero Edizioni – pag. 83 1995 - collana I ferri a punta – lire 20.000

Premio di Poesia Città di Gozzano

 

Presentazione di TERESIO ZANINETTI

 

       Questa raccolta di versi di Ugo Entità, è fra le non molte che, in questi ultimi anni, mi abbia stimolato ad una lettura attenta e partecipe. Vive di forza autoctona ed è spinta da una ragione di fondo: puntualizzare la situazione / condizione in cui l’umanità è oggi impaniata, vittima e artefice di un sistema socio-economico che ne strumentalizza persino i fini con l’induzione e la coazione subliminale, oltre a svilire l’individuo di quel senso della collettività e della comunitarietà che gli sono proprî. La caratterizzazione principale di questa puntualizzazione avviene tramite un susseguirsi di immagini che paiono estorte da un grido trattenuto, ma ugualmente stigmatizzante, che vibra e macera il reale con una inconsueta e drastica misura.

Il tempo dell’età capitalistica è qui posto di fronte ai raggi infrarossi e ben poco lascia alla possibilità di speranza, sebbene l’autore non cessi di pungolare l’uomo, prima ancora che il lettore, verso una presa di consapevolezza tale da permettere di poter credere in un futuro non più animalesco, bensì destinato a risolvere tutti quei conflitti che ora impediscono un «avvento» autenticamente umano.

       Entità è un poeta che usa le parole e le immagini con sapiente e calibrata disinvoltura, non priva, talora, di quegli slanci necessari per intridere con sentimento e grazia, oltre che volontà propulsiva, la scansione ritmica di un verso incisivo e tagliente; consapevole, certo, che soltanto con la pienezza di tutto se stesso l’uomo può essere in grado di riscattare quell’ onta di preistorico habitat che lo occlude ed ingabbia dentro una realtà i cui connotati sono quelli di una prigione – incastonata tra le pareti insulse e barbare di Stato, Proprietà privata, Famiglia – che nulla concede ai proprî carcerati, se non di consumare a beneficio di chi, detenendo il potere economico, gestisce anche la coscienza (od incoscienza) della classe oppressa. Si leggono, queste poesie, con un forte senso di angosciosa amarezza, che molto dev’essere vicina a quella provata da Lenin quando parlò della stupenda musica che certi autori riuscivano a costruire e realizzare pur nell’inferno in cui tutti erano costretti a vivere.       

       Indubbiamente, Entità  ha tutte le caratteristiche per non lasciarsi accostare a «maestri», illustri o meno illustri; ma non è discutibile che egli conosca a fondo quanto non vi è ancora di realizzato, nell’habitat riservato, spesso coartatamente, all’uomo. Pregnante di desiderio di futuro e non di spazi chiusi, di botole che stringono affetti e sentimenti in una delittuosa moltitudine di falsità, di menzogne, di ipocrisie, la sua poesia lancia ripetuti appelli alla capacità di liberare «nuove prospettive» e, con esse, nuove energie, finalmente recuperate dallo stato comatoso in cui erano incastrate, così che possano estrinsecarsi in totale armonia con la natura e il bisogno reale degli individui, proiettati e fraternizzati in una coralità ed univocità di scopi e di ragioni. Nulla è da perdersi, nel frattempo, nell’attesa di quel divenire che si staglia al di sopra dell’oscurantismo di questo aberrante momento storico.

       Entità è un cantore del divenire, della possibile rinascita dell’uomo dalle proprie ceneri e ciò lo rende testimone vitale di una tutt’altro che impossibile «resurrezione» degli spiriti e dei corpi, entrambi martoriati dalla cieca ingordigia del profitto e dello sfruttamento.

       Acrocoro è un canto dispiegato, ardente, il cui verso si protende al di là dell’apparenza e sopra ogni dolore, ogni apparente sconfitta, proprio perché incita a «vincere» con la forza dell’intelligenza  e non con la brutalità dell’aggiogamento e delle armi, retaggio dell’incultura e dell’ignoranza coatta. Che i lettori sappiano gustarlo con l’amore dovuto.

 

TERESIO ZANINETTI

 

 

 

 
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