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CESARE PAVESE - LETTERA AL SUO EDITORE

 

 

LETTERE 


                                                       20  settembre 1935
Caro Bacarozzo,
anzitutto è inutile che mi mandiate buste intestate Hotel di qua, hotel di là. Sappiamo benissimo quali banali origini abbia il vostro patrimonio per prendere nella benché minima consederazione simili lustre da meccanico.
Allo stesso modo ma con miglior diritto io potrei intitolarmi il Con.(finato) di Brancaleone e gabbare con tale risonante penoso equivoco la buona fede di ogni gentiluomo. In secondo luogo date prova di scarso bon gout a parlarmi di poesia. Voi sapete che per avermi aiutato nel trasloco l’Elicona è ormai solo sulla collina di Torino ( e le ninfe fanno il bagno nel Po e Diana va a caccia sui corsi e il Partenon è la Torre Littoria). Come potete quindi parlarmi di ispirazione in terra d’esilio; o di Magna Grecia quando di magna io non conosco che le note vostre (votres tres bien connues) ispiratrici.
Bacarozzo, siete volgare. Ma per non parlare oltre dell’antico dipendente e rivolgermi all’amico, la tua lettera mi ha fatto un piacere folle e solo mi è dispiaciuto che hai aspettato tanto per farti vivo. Godo a sentirti sessantanovenne e mi ha invece fatto rabbia quando mi parli di quell’amico. Chi sa perché mi è diventato antipatico. Mi meraviglia poi sentire che si trovi solo. E la moglie è una scatola da scarpe? L’avessi io la moglie. Io non sto all’albergo, ma in una cameretta mobiliata piena di scarafaggi e che quando piove ( l’inverno sarà tutta pioggia ) si allaga come una barca. Inoltre, Capo Spartivento, spartisce  davvero il vento e stanotte è il finimondo.
M’interessa mediocremente che a Torino abbia fatto caldo, mentre mi ha fatto piangere sentire della motonave Vittoria. O bei viluppi schiene, folli schiacciate d’erba, oh tradimenti! Nido dei padri miei, culla diletta. Quando ho letto di Via Roma  bramivo come un vitello. E lo Splendor! E il Minerva! Il Minerva!
L’ultima volta che sei venuto a trovarmi non ti ho detto la faccia di quel signore quando ha aperto la pornoteca. Davanti alla coincidentia oppositorum ha dimenticato tutto: patria, religione, doveri e famiglia. Si è levato il cappello e piangeva come una vacca. Di libri, caro Bacarozzo, in armonia con la vostra ostentata posizione finanziaria, la versione francese integrale dei Mille e Una Notte ( un 500 o 1000 franchi). Se però simile spesa vi suscitasse una sincera plebea ripugnanza potrte ricorrere ai miei e farvi mostrare una lista di roba più andante che inviai loro tempo fa. Ma siccome non voglio che abbiate nessuna scusa per non fare il dovere vostro presso l’antico padrone vi accludo questa lista di libri che potrete trovare, come vuole usanza del vostro ceto, di seconda mano.
E non mi parlereste un poco di vostra moglie amico mio?
Parlez-moi d’amour – N’est-elle pas meme un peu enceinte? Elle n’en sera que plus jolie.
Le bacio la mano Signora. Lei vede in me un miserabile esempio della volubilità della femmina Fortuna. Un Odisseo senza Circe che sospira il dolce ritorno. Un Catullo cui morì il passero; un Cavaliere della triste figura; un Tristano sulla carretta.
Le bacio la mano. E domani? dove saremo domani?  
Vostro affezion.mo

                                                                                                Pavese

 
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