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RICCARDO RAIMONDO

 

 


La mia strofa

 


Fa, dìsfa diesis di coltri,
condense nel sole oltre la linea
d'orizzonte, la siepe e ancora
e ancora oltre.


«Oltre il verso, l'accapo,
immersa in un suono diverso,
questa la forma in cui sono discesa
come goccia d'infinito
nella carne del poeta:
sfasciata»

 

 

 

La mia strofa monca

 


Gracchia la macchia che infetta
questa disordinata memoria imperfetta.
Cornacchia! E il verso mi crepa
davanti gli occhi
come il muretto a secco
quando il bue lo zoccola forte.
E frana la fine che l'uomo
gli aveva imposta:
la triste pensosa
confinata sorte.
Questa la mia strofa corta, monca,
greve di morte.

 

 

 


Ogni cosa osserva, distingui e valuta, l'intelletto dall'alto eleggendo per guida adeguata
(Pitagora, I Versi d'Oro)

 


per questo cuore pieno di giocattoli


Il Potere dei giocattoli

 


Questo giocattolo rotto non so
se son io o è solo un però,
una virgola storta nel cosmo,
il punto esclamativo
sgorbio
         dell'io!
Non so chi comanda tra noi,
a volte due, a volte moltimolti
coi pulsanti emozionali bottoni luminosi,
coi galattici pensieri interstellari,
colle gioie roteanti, o le noiecolle
che t'invischiano il cuore,
le molle paure, l'archibugiarìe del rancore,
l'organico flusso di paranoie,
i lubrificanti sudori.


La mente poi, geroglifico meccanico,
               spesso
mi mente, si guasta,
malemalissimo salta e stramazza,
s'insozza nel fango barocco dell'ego,
nell'abitudine del canone, nel ripiego della cattedra:
il bambino ferito la sa lunga
sulle ragioni dell'Accademia
.


La mente poi non sa niente,
               niente!
delle geometrie dell'anima,
delle magiche fisiologie del cuore,
niente sul marchingegno dell'odore,
sulle orologerie del Senso,
sugli ordigni del piacere e dello spavento.
Niente sa sui congegni metaforici dei forse,
sulle bombe carta dei perché,
sui kamikaze del sentimento.


La mente salta storta e stramazza,
gallina pazza e zoppa
cova
pensieri, batuffoli di Luna.
E questa marionetta senza fortuna,
questa cosa viva,
che importa che pensi
                  che creda
                    che scriva?
Finirà a rottamare
dallo sfasciacarrozze.
Qualcuno forse potrà riesumare
qualche pezzo di ricambio:
un tergicristallo di malinconia,
una frenesia di marmitte,
un'analogia di specchietti,
un'antenna metafisica in pegno
da passare sottovoce a un altro pupo
che verrà per dare il cambio.

 

 


a teafalco photographer

 

Ciò che resta

 

C'è qualcosa che lega
il verso e l'istantanea, la trama dei ricordi
e la teoria dei passi nella danza del granchio,
le impronte dei salti del coniglio e l'accapo del poeta...
è la luce che s'appiccica sul fogliopellicola
nell'istante quando tutto non è ancora:
tracce di vita, ciò che resta.

 
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