La mia strofa
Fa, dìsfa diesis di coltri, condense nel sole oltre la linea d'orizzonte, la siepe e ancora e ancora oltre.
«Oltre il verso, l'accapo, immersa in un suono diverso, questa la forma in cui sono discesa come goccia d'infinito nella carne del poeta: sfasciata»
La mia strofa monca Gracchia la macchia che infetta questa disordinata memoria imperfetta. Cornacchia! E il verso mi crepa davanti gli occhi come il muretto a secco quando il bue lo zoccola forte. E frana la fine che l'uomo gli aveva imposta: la triste pensosa confinata sorte. Questa la mia strofa corta, monca, greve di morte.
Ogni cosa osserva, distingui e valuta, l'intelletto dall'alto eleggendo per guida adeguata (Pitagora, I Versi d'Oro)
per questo cuore pieno di giocattoli
Il Potere dei giocattoli
Questo giocattolo rotto non so se son io o è solo un però, una virgola storta nel cosmo, il punto esclamativo sgorbio dell'io! Non so chi comanda tra noi, a volte due, a volte moltimolti coi pulsanti emozionali bottoni luminosi, coi galattici pensieri interstellari, colle gioie roteanti, o le noiecolle che t'invischiano il cuore, le molle paure, l'archibugiarìe del rancore, l'organico flusso di paranoie, i lubrificanti sudori.
La mente poi, geroglifico meccanico, spesso mi mente, si guasta, malemalissimo salta e stramazza, s'insozza nel fango barocco dell'ego, nell'abitudine del canone, nel ripiego della cattedra: il bambino ferito la sa lunga sulle ragioni dell'Accademia.
La mente poi non sa niente, niente! delle geometrie dell'anima, delle magiche fisiologie del cuore, niente sul marchingegno dell'odore, sulle orologerie del Senso, sugli ordigni del piacere e dello spavento. Niente sa sui congegni metaforici dei forse, sulle bombe carta dei perché, sui kamikaze del sentimento.
La mente salta storta e stramazza, gallina pazza e zoppa cova pensieri, batuffoli di Luna. E questa marionetta senza fortuna, questa cosa viva, che importa che pensi che creda che scriva? Finirà a rottamare dallo sfasciacarrozze. Qualcuno forse potrà riesumare qualche pezzo di ricambio: un tergicristallo di malinconia, una frenesia di marmitte, un'analogia di specchietti, un'antenna metafisica in pegno da passare sottovoce a un altro pupo che verrà per dare il cambio.
a teafalco photographer
Ciò che resta C'è qualcosa che lega il verso e l'istantanea, la trama dei ricordi e la teoria dei passi nella danza del granchio, le impronte dei salti del coniglio e l'accapo del poeta... è la luce che s'appiccica sul fogliopellicola nell'istante quando tutto non è ancora: tracce di vita, ciò che resta.
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