La metafora della morte
I Può accadere ancora una volta che nasca il mito dalle ceneri e muova il suo passo tra questi ammassi di vertebre che coprono la campagna Siamo dopo un’esplosione o nell’attesa che avvenga – e non v’è nulla di certo mentre tutto è possibile ho sentito parlare d’un libro che resta da leggere all’uomo Se nasceranno foglie se alberi rimarranno – e torrenti avremo salvato anche il cielo perché il mito scalda l’uovo dell’universo II
Tra il sonno e la veglia né vivo né morto una lamina d’oro nasconde me stesso al mio volto - in questo distacco delle cose da me di me dalle cose è tangibile un confuso disagio che cerca d’essere nuovo problema antica risposta per muovere passi al futuro L’aria scolpisce gli alberi i vetri gli angoli – tutto si bagna nel sole della riflessione mentre si cerca la spada tra l’erba di maggio III
Come di ogni parabola la morte insegna a vivere nell’eccezione la regola sconvolge la verità annulla e distorce conclusioni – La vita ha il suo regno nelle sagome ignote dell’aldilà – scava segna incide – Sempre la parabola ha le sue illuminazioni IV
Forse non c’erano stelle con punte di fiamma e la voce incitava alla lotta – scorreva l’acqua delle meraviglie dal ventre della terra sopra i casolari abbandonati come zattere di giovinezza sopra l’innocenza dei campi - Una diffusa paura circolava tra le pietre il mondo rigirava nel costato il sangue innocente e si affidava agli ascolti dei più alti messaggi – Scivola la parola e si fa mare lento e quieto – geme per dolore per amore perché è l’ultimo canto dove è possibile versare qualcosa di più della disperazione Scivola la parola diventa marinaio tra i cordami fischia da un punto imprecisato della storia annunciando che l’ultimo canto è la metafora lucente della morte L’ultimo gesto Essere posseduti dalla morte essere posseduti dall’amore come i vecchi re nelle sale dei conviti già pronti a vincere la bellezza delle lusinghe con la saggezza dell’immobile sorriso - Essere vivi disponibili al Viaggio indifferenti alla pietra e al profumo al sole scomparso dietro ogni disperazione d’attesa certi che il sangue rende il tempo compatto spinge gli alberi orna i rami e le foglie – Tutto questo per una parola un gesto Capelli arruffati labbra che bussano alla porta dei sensi per accedere al torrido porto dove ogni cosa trova il suo posto esamina la complessa natura del delirio il complemento della rinuncia – Ma si tratta di scavare la tomba scrivere un nome che dica felicità e infelicità sepolte narri i piccoli inganni e le sorprese quei momenti che nessuno conosce che a narrarli muterebbero l’uomo eclisserebbero il sole della gloria i discorsi già preparati dai maestri perché tutto si svolga come si deve la saggezza ha i suoi angoli bui molte cose non vuole saperle – troppo pericoloso sarebbe il conflitto delle generazioni intorno alla storia dio supremo del nostro passato Chi ci darebbe l’esempio per l’ultimo gesto contro il cielo? Si fa presto a gridare alla sovversione – immagini prismatiche scompongono il soffio in innumerevoli uragani moltiplicando tempeste spingendo fuoco nelle miniere abbandonate dalle speranze
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