spacer.png, 0 kB
spacer.png, 0 kB
BENITO SABLONE

 

 


La metafora della morte

 

I

Può accadere ancora una volta
che nasca il mito dalle ceneri
e muova il suo passo
tra questi ammassi di vertebre
che coprono la campagna

Siamo dopo un’esplosione
o nell’attesa che avvenga –
e non v’è nulla di certo
mentre tutto è possibile

ho sentito parlare d’un libro
che resta da leggere all’uomo

Se nasceranno foglie
se alberi rimarranno – e torrenti
avremo salvato anche il cielo
perché il mito scalda l’uovo dell’universo


II

Tra il sonno e la veglia
né vivo né morto
una lamina d’oro nasconde me stesso
al mio volto
                 - in questo distacco
delle cose da me
di me dalle cose
è tangibile un confuso disagio
che cerca d’essere nuovo problema
antica risposta
per muovere passi al futuro

L’aria scolpisce gli alberi
i vetri gli angoli – tutto si bagna
nel sole della riflessione
mentre si cerca la spada
tra l’erba di maggio


III

Come di ogni parabola
la morte insegna a vivere
nell’eccezione
la regola sconvolge la verità
annulla e distorce conclusioni –

La vita ha il suo regno
nelle sagome ignote dell’aldilà –
scava
          segna
                    incide –
Sempre la parabola
ha le sue illuminazioni


IV

Forse non c’erano stelle
con punte di fiamma
e la voce incitava alla lotta –
scorreva l’acqua delle meraviglie
dal ventre della terra
sopra i casolari abbandonati
come zattere di giovinezza
sopra l’innocenza dei campi

- Una diffusa paura circolava tra le pietre
il mondo rigirava nel costato
il sangue innocente e si affidava
agli ascolti dei più alti messaggi –

Scivola la parola e si fa mare
lento e quieto –
geme per dolore per amore
perché è l’ultimo canto
dove è possibile versare
qualcosa di più della disperazione
Scivola la parola
diventa marinaio tra i cordami
fischia da un punto imprecisato della storia
annunciando che l’ultimo canto
è la metafora lucente della morte

 

L’ultimo gesto

 

Essere posseduti dalla morte
essere posseduti dall’amore
come i vecchi re nelle sale dei conviti
già pronti a vincere la bellezza delle lusinghe
con la saggezza dell’immobile sorriso
- Essere vivi
disponibili al Viaggio
indifferenti alla pietra e al profumo
al sole scomparso
dietro ogni disperazione d’attesa
certi che il sangue rende il tempo compatto
spinge gli alberi
orna i rami e le foglie –
Tutto questo per una parola un gesto
Capelli arruffati
labbra che bussano alla porta dei sensi
per accedere al torrido porto
dove ogni cosa trova il suo posto
esamina la complessa natura del delirio
il complemento della rinuncia –
Ma si tratta di scavare la tomba
scrivere un nome che dica felicità e infelicità
sepolte
narri i piccoli inganni e le sorprese
quei momenti che nessuno conosce
che a narrarli muterebbero l’uomo
eclisserebbero il sole della gloria
i discorsi già preparati dai maestri
perché tutto si svolga come si deve
la saggezza ha i suoi angoli bui
molte cose non vuole saperle –
troppo pericoloso sarebbe il conflitto
delle generazioni intorno alla storia
dio supremo del nostro passato
Chi ci darebbe l’esempio
per l’ultimo gesto contro il cielo?
Si fa presto a gridare alla sovversione –
immagini prismatiche
scompongono il soffio in innumerevoli uragani
moltiplicando tempeste
spingendo fuoco
nelle miniere abbandonate dalle speranze

 

 
< Prec.   Pros. >
spacer.png, 0 kB
spacer.png, 0 kB
 
Web Design by Ugo Entità & Antonella Ballacchino - Web Master by Miky
download joomla cms download joomla themes