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CARMELO PANEBIANCO: GIARDINO CELESTE- PRESENTAZIONE DI ALDO GERBINO

 

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Di certo sciama un pulviscolo intensamente onirico, fiabesco, mistico, da questi versi di Carmelo Panebianco, pervasi da profumi orientale, da infinitesime molecole prepotentemente votate all’olfatto, al gusto, alla percezione stupita della retine. Andare oltre la soglia, il giardino, oltre il recinto, significa interrogare nell’ ’oltre’, l’incavo della memoria, lo sfondo d’una realtà che – sottolinea Giorgio Picara in ‘prefazione’ -, risulti «sogno essa stessa, non bisognosa di nessuna addizione mitica o, indifferentemente, di sottrazioni ulteriori di peso.» Eppure questa poesia odierna di Panebianco, così ricca di vibranti quanto estenuanti sensazioni (già percepibili sin dalla precedente raccolta del 1992, Angelo dei gigli), non si sottrae ai valori ponderali dell’esistenza, insiste nel rintracciare il loro raccordo simbolico, attraverso le illimitate veglie, o lungo i percorsi della rimembranza ancestrale e prossima, in cui le figure famigliari e quelle del mito, s’intrecciano nell’imbuti di un trasparente precipitato verbale ( a volte nel ritmo frequente del decasillabo, altre volte nella ’verve’ malinconica d’una ballata). Il tutto, poi, viene riversato in un accorto mantello di suoni, di spezie, di «letti erbosi» e «astratte geometrie».

Aldo Gerbino

 
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