LA LUNA NELLA SALINA quattro movimenti e un’appendice 1. Ecco il riflesso
Ecco il riflesso: quello dell’acqua raccolta in cerchio notturno nel brillìo intenso tra pupille malferme, crudeli, insinuanti parole. Poi, il silenzio il seno liquoroso della notte il taglio della vita, un soffio, un lamento d’Africa: corpo dolente del ricordo da tempo immemore sommerso (disperso) nel lago salmastro di trascorsi rancori, tra ceneri livide d’affetti. 2. Il dorso di nebbie
Il dorso di nebbie si frange sulla luna, tra polveri lattiginose. Essa, ancora per poco, splende d’un tremore mortale. È falce, uncino, luciferina sembianza ottenebrata meta d’amore sibilo scosceso di viola, lampreda incompiuto cinto di Venere umore, mercuriale abbaglio. 3. Una fimbria al cielo
Una fimbria al cielo emette il suo fosfene lucori, lemnischi d’acque avvoltolate parole vetri emersi per basse maree. Tutto, questa notte appare fiammeggiante di chele: orrifiche tracce frantumi per tenebre ritorni di suoni, solchi.
4. Dunque è l’onda laminante
Dunque è l’onda laminante il suono infranto d’alluminio a sgretolare la luna il grembo della sponda: solitario confine ferita aperta.
Il vento feroce scuote il pistillo lacerato dalla notte, dal canto struggente di chi sta oltre l’anello ferito dell’ombra. [L’ombra, il suo cerchio] L’ombra, il suo cerchio risuona ora nicchia del mondo; trapassa l’oceano vasto dell’occhio quel suo vedere cieco e profondo, quel disperdersi oltre le colonne, al di là d’una estrema inesausta regione d’abbaglio.
Palermo, 1996/97 e 2002
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