spacer.png, 0 kB
spacer.png, 0 kB
CARMELO PIRRERA - ZANZARA DELLE QUATTRO

 

 

Cento racconti in cento parole.

 


 7.

- Con un nome così non potevi che finire col fare la pulla, - disse l’uomo, un marcantonio di quasi due metri col viso ricamato dal vaiolo. La donna lo guardò inviperita e chiese di rimando: - Perché, tua madre come si chiamava?
L’uomo le ammollò una sberla che la fece traballare: - Mia madre non la devi nominare manco per sbaglio, capito? – e se ne uscì sbattendo la porta.
Fregandosi la guancia indolenzita, la donna controllò che sotto la tazzina ci fossero i cinquanta euro pattuiti. Era storia di sempre, solo che stavolta, il bastardo aveva picchiato più forte.


8.

Un uccello trasvola rasente al campanile, vi gira attorno sfiorandolo. Solitario e cieco. Lo guardiamo, e Spartaco sospira:  “Rondinella fuggisti lontano…”  che è il ritornello di una vecchia canzone. Principessa ride: - Stupido. Ti ricordo le tue stesse parole: non si corre mai dietro un autobus o una donna.
Spartaco non risponde, cerca, senza riuscirci, di abbottonarsi la giacca: - Sto ingrassando come… - esita un momento, poi cede: – come… come un maiale.
Passa una ragazza su scarpe inverosimili e occhiali scuri: - Rondinella fuggisti lontano… - Nulla sapremo dei suoi occhi ridenti e fuggitivi. - Lontano, lontano, ma dove?

 

9.

Si guardò allo specchio mentre si annodava la cravatta: non era brutto ma somigliava a suo fratello che lo era. Fuori la pioggia continuava a cadere, pensò a Margherita che con quel tempaccio non sarebbe venuta. – Governo ladro… - borbottò. Invece la ragazza giunse dopo qualche minuto, si annunciò con due trilli festosi del campanello e poco dopo entrò portando nella stanza una nuova luce. Gliene fu silenziosamente grato, ora si sarebbe seduto col giornale nella poltrona all’angolo fingendo di leggere e l’avrebbe guardata sfaccendare per casa. Considerava il suo una specie d’amore e forse era un surrogato soltanto.


10.

- Amore mio, - disse. E fu un esplodere del cuore. Lo ridisse, innamorato dal suono delle parole che conservavano un certo incantamento, una mu¬sica che destava echi nell’anima. Lo ridisse inebriandosi. Poi ancora, ma con minore slancio, senza l’originaria meraviglia.
"Amore mio", ma già era diverso: c'era già il tedio della cosa detta, saputa, della parola preesistente al suono. Provò ancora a ridirlo: nessuna eco, solo una frase gentile da rivolgere magari ad una donna: tutto lì, ma non cercava questo, altro voleva.
Le chiese : "Mi vuoi bene?"ma già stanco, distratto, come chiedesse: "Hai visto la mia pipa?".


11.

Mio padre amava trovarmi delle fidanzatine. A otto anni ero fidanzato con Lucietta, la figlia di un venditore all’ingrosso di vini, che gestiva un ristornate dalle parti di via Lincoln; poi mi fidanzò con Maria Eletta, una ragazza lunga e secca che sedeva, senza mutandine, davanti alla merceria della zia. Finita la guerra, la zia chiamò Boutique il piccolo negozio, sposò un postino e s’imbiondì i capelli, ma questa è un’altra storia. Inutile dire che, da grande, non sposai né l’una né l’altra e orientai la mia scelta verso una ragazza che a mio padre forse non sarebbe piaciuta..

12.

Colapesce – Finalmente lo aveva trovato presso un ramo di corallo, dove pesci multicolori sembravano presi in un loro gioco. Piccolo, troppo piccolo, ardente di un pallido fuoco. Lo guardò, e guardandolo si ripeté mentalmente ciò che gli abitanti del borgo si dicevano da tempo: “l’anello era troppo piccolo e la principessa troppo crudele”, quasi fosse il ritornello d’una canzone. Cosa farne, adesso, di questo cerchietto d’oro, ora che aveva toccato il fondo del mare e della tristezza?
Lo mise in bocca, come si diceva facessero con antichi morti,usando però le monete, e  guardò attorno l’immensa tomba, azzurra, di cielo capovolto.

 

                                                                      Carmelo Pirrera

 

 
< Prec.
spacer.png, 0 kB
spacer.png, 0 kB
 
Web Design by Ugo Entità & Antonella Ballacchino - Web Master by Miky
download joomla cms download joomla themes